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Si accavallano così tanti pensieri e così tante immagini nella testa dopo il ritorno da Vialfrè che mi è davvero difficile concentrarle in un post che abbia una sua coerenza e non assomigli piuttosto a un flusso di coscienza. Ci voglio però provare perché ne ho bisogno.
La prima cosa da dire è che sono davvero grata di aver finalmente potuto fare questa esperienza che sognavo da almeno tre anni. Da un lato mi ha fatto sentire più giovane poter tornare a un festival dove età, provenienze, esperienze, energie, passioni e desideri diversi si incontrano sotto il velo della musica folk. Dall’altro lato, rispetto a quando ero davvero più giovane, ora so quanto siano preziosi anche solo pochi giorni (e talvolta anche poche ore) strappati alle necessità e ai pensieri quotidiani, e quanto sia importante viverli in ogni loro istante.
Ballare per me è sempre stato una necessità molto forte, farlo con la musica che mi appassiona fin da bambina è ancora più speciale. È difficile spiegare a parole cosa si provi quando una certa melodia e un certo ritmo si mettono insieme facendo muovere i piedi e vibrare la pancia. Ultimamente è diventato anche un modo per scoprire me stessa e il mio rapporto con gli altri. Non tutto mi cattura allo stesso modo ma ho imparato a essere un po’ più aperta anche a ciò che non avrei scelto istintivamente.
Fondamentali sono le persone. Anche se sono una donna aperta e amichevole so di avere sempre tante difficoltà a stabilire legami profondi. In parte è timidezza, in parte è pigrizia, in parte è una questione di quantità, vista la miriade di persone che conosco, in parte forse c’è anche paura. A volte provo invidia per chi sembra riuscire sempre a trovare le parole giuste con tutti e con tutti riesce a mantenere sintonia e attenzione. Questo mio modo di essere è difficile da cambiare ma nel mondo del balfolk c’è gioia nello stare insieme, mi sento meno giudicata e so di poter fare dei piccoli passi a ritmo di danza che mi portino ad accettarmi e a evolvermi. In particolare, è stato davvero bello trascorrere questo tempo con tre amiche così diverse da me eppure così capaci di farmi star bene in tutto quello che abbiamo fatto insieme, non solo nelle risate ma anche nei silenzi.
Questi tre giorni sono stati un piccolo concentrato di vita per me. Ci sono stati anche (pochi) momenti difficili, di cui non posso scrivere qui, ma è stato davvero importante poter vivere questo Gran Bal Trad, e spero davvero che sia il primo di tanti altri.
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So many thoughts and images swirl in my head after returning from Vialfrè that it’s really difficult to condense them into a coherent post rather than in what may seem like a stream of consciousness. But I need to try.
First of all, I’m really grateful to have finally experienced something I’d been dreaming about for at least three years. On the one hand, being able to attend a festival where different ages, backgrounds, experiences, energies, passions, and desires come together under the veil of folk music made me feel younger. On the other hand, unlike when I was actually younger, I now understand how precious even just a few days (and sometimes even a few hours) stolen from daily needs and worries are, and how important it is to live them fully.
Dancing has always been a strong need for me, and doing it with the music that has captured me since I was a child is even more special. It’s hard to put into words what it feels like when a certain melody and rhythm come together, making my feet move and my core vibrate. Lately, it has also become a way to discover myself and my relationship with others. Not everything resonates with me in the same way, but I’ve learned to be a bit more open to what I wouldn’t have chosen instinctively .
People are fundamental. Even though I am open and friendly, I know how difficult it has always been to develop deep connections. Part of it is due to shyness, part to laziness, part to the sheer number of people I know, and part to fear. Sometimes I envy those who always seem to find the right words with everyone and can maintain harmony and attention. Changing this aspect of myself is hard, but in the world of balfolk, there’s joy in being together; I feel less judged and know I can take small dancing steps towards accepting myself and evolving. In particular, it was wonderful to spend time with three friends who are so different from me and yet made me feel well in everything we did together, not only in laughter but also in silence.
These three days were a condensed experience of life for me. There were also (few) difficult moments, which I cannot write about here, but it was truly important to experience this Gran Bal Trad, and I really hope it’s the first of many more to come.
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E’ bello leggerti, conoscerti meglio e sentire di condividere le tue parole e le stesse emozioni:)
Complimenti Claudia per questo tuo racconto esperienziale che racconta molto bene quanto sia importante per te certa musica di qualità, non conosco questo Folk Festival e ti ringrazio per cui anche di questa segnalazione. Per chi volesse approfondire come ho fatto io questo il link: https://www.granbaltrad.it/wp/wp-content/uploads/2023/01/Presentazione_GBT_2024.pdf