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Wed 22 October 08
Musicophilia
Sto per finire il libro di Oliver Sacks che ha il titolo di questo post e che, come sempre del resto, consiglio a tutti di leggere.
Per me questa lettura si innesta su alcune riflessioni che da parecchio tempo faccio nelle ormai bisettimanali passeggiate per e da scuola. Io in casa o in macchina sto anche lunghi periodi senza ascoltare nulla; mi piace sentire Radio24 (di musica ne fanno poca), guardare la TV o anche lavorare nel silenzio. Però l'ipod in mi ha davvero cambiato la vita nel camminare. Ascoltare musica in modalità shuffle, senza sapere quindi cosa verrà dopo ciascun brano, non mi fa solo passare il tempo in maniera più piacevole e quindi veloce, ma allarga il mio pensiero, talvolta mi fa vedere in modo diverso o più nitido ciò che ho intorno, mi provoca emozioni oppure amplifica quelle che ho già. Qualche giorno fa ho speso qualche lacrima furtiva per Canzone per un'Amica, che mi ha sempre straziato. Se potessi a volte canterei a squarciagola, mi limito però a muovere la bocca e solo se nessuno mi guarda. Mi colpisce poi come per me il ritmo sia importante; non solo lo sento ma mi è fastidioso fare qualcosa che lo contraddica. Spesso aggiusto il passo per andare a tempo; quantomeno devo poter muovere la testa in modo che non sia in contrasto con l'andatura. Settimana scorsa avevo il problema di tenere il tempo di Hush, un filino troppo veloce per la salita di via Rienza... Del resto ho già detto di come la danza sia uno dei miei sfoghi preferiti, anche quella solitaria e di come, se la pigrizia fosse meno marcata, mi piacerebbe poterne praticare di più.
Il libro non spiega il perché di questi fenomeni che sento così tanto ma li riconosce come esistenti; fortunatamente non mi dice per quale ragione certe melodie e certe armonie hanno un effetto così emozionante e per quale invece per esempio la musica contemporanea o il free jazz mi innervosiscono in maniera insopportabile. Non leva la magia alla musica. Ma come in tutti i suoi libri, Sacks riesce a fare convergere il punto di vista scientifico - attraverso il rigore, la profusione di dettagli ed esempi, le doverose citazioni del lavoro altrui - con il punto di vista umano, quello che riesce a capire, ad entrare in empatia anche senza i dettagli. E poi va ancora oltre, perché non solo illustra quello che accade ma cerca sempre di trovare sia le capacità di compensazione che gli spunti creativi che situazioni anche patologiche scatenano. Un grande uomo, un grande medico, un grande scrittore.
Adesso mi pare di sapere un po' di più su di me e un po' di più su quello che mi rende simile ma anche tanto diversa dagli altri. Mi pare anche di avere un po' più di speranza, perché provare a capire come funzioniamo può voler dire anche provare a capire come migliorare noi stessi ed aiutare chi ci circonda.
19:29:59 -
Claudia -
categoria:
riflessioni
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