Claudia che raccoglie la sabbia

Il weblog di Claudia

Wed 28 May 08

Liberazione...

Certe volte la soluzione è lì a portata di mano e semplicemente non ci si pensa...
Oggi soffrivo come sempre di imprigionamento da reggiseno, accessorio col quale, per quanto mi sia essenziale, ho da tempo un cattivissimo rapporto, specie da quando non riesco più assolutamente a trovarne della mia taglia senza ferretto. Fastidio, costrizione, mal di stomaco. Mi sono sdraiata qualche minutO, cercavo di rilassarmi e ping! L'illuminazione....
Ma togliamoli 'sti ferretti, no? E così ho fatto.
Il ferretto è inutile e fastidioso, ma basta un piccolo taglietto e si sfila facilmente. Via una bella ventina di aggeggi infernali nel sacco del riciclo.
Ora attendo illuminazioni di portata superiore.
17:14:16 - Claudia - categoria: riflessioni  

Thu 22 May 08

La solita anteprima

Mi sa che prima o poi dovrò creare la categoria "lettere" visto che ogni tanto mi parte lo sghiribizzo di scriverne una al giornale locale, con dovuta anteprima in questo spazio...

Cara Provincia,
ti scrissi più o meno la stessa lettera una dozzina di anni fa, allora addirittura "promossa" in cronaca di Como!
La situazione non è cambiata. Parlo del passaggio a livello di Como Borghi.
Ora come allora, nonostante i cambi di orario avvenuti, che raramente fanno incrociare i treni in arrivo da Milano e Como Lago, il passaggio a livello si chiude con inspiegabile anticipo (ben prima che da una parte o dall'altra ci sia un treno in vista) e si apre con snervante lentezza, creando, se va bene, innervosimento negli automobilisti e ginniche prodezze da parte dei pedoni; se va male, cioè se è un'ora di punta, creando una fila in via Petrarca che spesso si riflette anche sulla viabilità di via Dante. Sembra che gli addetti di servizio alla stazione se ne freghino, e quasi traggano godimento da ciò. Dove infatti il passaggio a livello è automatico (viale Battisti e viale Lecco) questo rimane chiuso per lo strettissimo tempo necessario.
Due esempi. Sabato dovevo prendere il treno per Milano in partenza alle 13.50. Sono arrivata in stazione alle 13.41 che il passaggio a livello si stava chiudendo; il display annunciava un ritardo di 7 minuti del treno delle 13.40 proveniente da Milano. Questo è infatti arrivato dopo qualche minuto e ripartito alle 13.47. Ma ecco l'attesa del treno per Milano, arrivato alle 13.51. Sono salita che le sbarre eranno ancora abbassate; immagino si siano alzate quando il treno era già partito. In viale Battisti si erano abbassate, rialzate, riabbassate e rialzate; a Como Borghi sono state chiuse per 10 minuti, in una giornata di mercato e quindi "calda" anche ad un'ora post-prandiale. E in effetti la mia permanenza in stazione è stata accompagnata da festosi clacson...
Ieri sera ero invece motorizzata ed in colpevole ritardo; arrivavo da via Dante e dovevo lasciare la macchina in via Carloni per recarmi alle 19 in via Grossi; erano le 18.51 e mi è stato impossibile girare a sinistra in via Petrarca. Per evitare di peggiorare l'ingorgo che già c'era mi sono fatta un giretto in via Dottesio e, fortunatamente, un paio di minuti dopo la coda era svanita.
Per completezza, aggiungo che la corsia di scorrimento creata in fondo a via Petrarca per consentire la svolta a sinistra è spesso indebitamente occupata da macchine con o senza doppia freccia, specialmente nei giorni di mercato.
Probabilmente il mio è il segno della mancanza di pazienza tipica di tutti quelli che si trovano a transitare di lì. Forse si potrebbero organizzare dei mini corsi di yoga in prossimità della stazione; peccato che l'inquinamento creato dalle troppe macchine che nemmeno si sognano di spegnere il motore probabilmente ne vanificherebbe l'effetto salutare.
20:20:32 - Claudia - categoria: spunti  

Meteoropatia

Stamane una mia collega di Italiano - persona normalmente pacata, gentile, simpatica - con voce lievemente stridula diceva "Se continua così uccido qualcuno!!!" . Pensavo che ce l'avesse con qualche alunno, colpevole di chissà quale efferatezza. Invece no, ce l'aveva col tempo.
Come non darle ragione? Un po' di pioggia a primavera ci sta pure, nessuno vuole il caldo d'agosto mentre si correggono i pacchi di verifiche di fine anno, né classi con le finestre spalancate sul traffico di via Castelnuovo e alunni in atteggiamento (e abiti) da spiaggia... Ma così! Quanto è, un mese, un mese e mezzo che ogni settimana sono più i giorni di acqua che quelli in cui si vede un timido sole?
La notte il rumore incessante del diluvio sul tetto mi innervosisce più di quanto già non facciano i soliti pensieri. Di giorno manca la luce, manca l'energia. Quando finirà? Finirà?
16:25:11 - Claudia - categoria: riflessioni  

Wed 21 May 08

Monei

Sono un po' abbacchiata oggi. Ieri sera sono andata a trovare la Patti e, nel pagare la pizza a domicilio, mi sono accorta che dal mio portafogli mancava una banconota da 50 euro. Ora, io non sono una che di solito va in giro con molti contanti, però caso vuole che sabato a Milano in fine serata avessi notato il fatto di avere un 50, un 20 e un 10. Domenica ho estratto il portafogli solo per pagare il giornale con delle monete, lunedì non sono uscita di casa, mentre ieri sono stata sempre e solo a scuola, con il portafogli infilato nello zaino stracolmo. Nelle 2 ore buche dovute alla fine del ricevimento genitori, ho fatto una serie di cose in giro per la scuola, compreso telefonare ad una mamma, con lo zaino perlopiù parcheggiato in terra in sala docenti. Solo lì può essere sparito il 50, anche se è davvero difficile da credere. Da stamani giro anche con la borsetta, però che brutto!
In compenso - be', più o meno - nel giro di due giorni dalla richiesta mandata domenica ho ricevuto dall'ufficio del turismo del Périgord un carnet che ci consentirà di usufruire di una serie di sconti in varie attrazioni del luogo, dai musei alle grotte alle canoe... "Ma cosa ci guadagnano?" mi chiedeva l'amica con tre figli alla quale ho consigliato di fare la stessa richiesta, visto che anche loro si avventureranno là. Be', quelli dell'ufficio dipartimentale beneficeranno del fatto di ricevere indietro il carnet coi timbri, date e numero di persone per attrattiva (ritorno incentivato dal classico concorso a premi per chi rispedisce il tutto!) , permettendo loro di fare più precise ricerche statistiche e apportare magari dei correttivi ad un'offerta estremamente tourist-friendly come quella francese. Le attrattive evidentemente si fanno pubblicità. E noi turisti ne beneficiamo avendo qualche euro di sconto, che malissimo non fa, nonché un piccolo "compendio" di cose da vedere sotto mano (già qualche idea mi è venuta rispetto a quello che abbiamo saltato lo scorso anno). Così semplice vero? Ah già! Ma loro non tirano a fottere come in Italia....
16:23:36 - Claudia - categoria: riflessioni  

Fri 16 May 08

Chessifa2 (la vendetta)?

Per continuare il discorso di ieri...
Stamane io e una mia collega ci siamo fatte un giro in città, dove le scuole esponevano per la Giornata della Creatività. Che delusione, anche qui! Da quando è partita l'iniziativa qualche anno fa, il tono della stessa è in caduta libera. Doveva essere il luogo deputato per mostrare i risultati di progetti "creativi" coerenti e qualificanti per i vari tipi di scuola. Sarà la stanchezza dei docenti che si trovano appiccicato questo "impegno" in più in un periodo già caldo, sarà che si è ammosciata la motivazione ai vertici e alla base, fatto sta che c'era davvero poco di interessante. E' diventata un'altra mezza giornata di vacanza e/o di casino. Basti dire che c'erano ben tre DJ-set assordanti, che disturbavano il passaggio dei passanti non ancora privi di udito nonché di chi magari voleva proporre qualcosa di più intellettualmente complesso entro un raggio di 200 metri. Mi chiedo quale indirizzo scolastico si senta qualificato dal mettere musica house a volume triplo rispetto al sopportabile.
Così, tornando, abbiamo fatto l'ennesimo brainstorming sulla decadenza dei costumi. A me veniva da evocare Petronio (per quel poco che ne so), coi suoi personaggi molli e vanesi, e anche Yeats, con la sua teoria che ogni 2000 anni circa si precipita nel caos per approdare ad un'epoca nuova (non necessariamente migliore, però). Continuamente si dà addosso a chi viene da fuori, come se la crisi dei valori "tradizionali" o il non rispetto delle regole fossero appalto degli immigrati. In realtà mi par tanto un'implosione, in cui anzi, alcuni stranieri sarebbero una parte "sana".
Poi però io davvero spero che sia un'idea sbagliata che ho, che ci sia la possibilità ancora di portare qualcosa di buono, non a tutti ma a qualcuno sì, come dice Angelo. In fondo ci credo e per questo continuo a provarci, a restarci male, a starci male e a provarci ancora.
16:25:35 - Claudia - categoria: riflessioni  

Thu 15 May 08

Chessifa?

Ultimo Consiglio di Classe della mia "maledetta" seconda; una classe che lo scorso pensavo che mi sarebbe dispiaciuto lasciare e che invece quest'anno mi ha proprio deluso. Cattivi? No. Episodi gravi? No. E allora perché? Per la passività, per la mollezza, per la distrazione, per il brusio, per gli sguardi persi, per i giochetti e i disegni sui banchi, per i libri sotto il banco vita natural durante, per il menefreghismo, per lo scherno nei confronti delle regole più piccole proprio in quanto tali, per la notte insonne in gita senza una parola di scuse il giorno dopo (arrivata poi il giorno dopo ancora), per il poco calore nei confronti delle compagne straniere. Bravi ragazzi, carini, anche simpatici, non incapaci, eppure insopportabili a lungo andare.
"Ma i genitori di quelli che disturbano li avete chiamati????" - "Non esiste più la punizione" - alcuni dei commenti anche accorati e sinceri da parte dei genitori rappresentanti, che peraltro si sentono dire le stesse cose da mesi, una da due anni, con un lieve peggioramento, visto che in prima avevano almeno curiosità. Ora sono rimasti bravi, bravissimi solo in disegno (non tecnico).
"Sì ci ho parlato" e "Sì forse è vero ma non c'è molto che li tocchi e le frustate..."
Come risultato sono stata a scuola mezz'ora in più a parlare con loro. Abbiamo fatto un gran brain-storming, come ormai mi capita nella maggior parte dei colloqui, ma soluzioni niente. Ce ne sono? Siamo noi che sbagliamo? Sono loro? Siamo tutti insieme? E' la scuola? E' la famiglia? E' la società? Sono fragili i ragazzi? Siamo molli noi adulti? Hanno troppo? Cosa gli leviamo? Li meniamo? Cheffamo perdio?
19:09:29 - Claudia - categoria: riflessioni  

Mon 12 May 08

1 maggio 2008

Ormai non si contano più. Gli ultimi 7 sono documentati da foto digitali e quello dello scorso anno è su Bubbleshare come l'ultimo.
Qui sotto lo slide-show. Cliccandoci sopra si apre l'album dov'è pubblicato.
Buona visione!
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21:03:03 - Claudia - categoria: diario  

Thu 08 May 08

Words Words Words

Non è facile tornare a scrivere dopo oltre un mese; è un po' come quando non si vede o sente qualcuno da molto tempo e la procrastinazione è data non solo dalla mancanza di tempo ma anche dalla fatica delle scuse...
Re-inizierò con qualcosa di non troppo personale, comunque; un libro.
Ho finito di leggere ieri sera Words Words Words di David Crystal, eminente linguista e autore inglese che, nella sua lunga carriera, ha saputo fare divulgazione rigorosa su lingua e linguaggio. Ha raccontato al pubblico non accademico della storia e del funzionamento dell'inglese (The English Language) e della sua diffusione e differenziazione nel mondo (The Stories of English); ha raccolto, in un densissimo ma godibilissimo compendio, molto di quanto si sa sui linguaggi non solo verbali (The Cambridge Encyclopoedia of Language); ha spiegato ai curiosi come funziona e che senso ha la grammatica (Rediscover Grammar e Making Sense of Grammar) ma anche come piegarla per giocarci (Language Play) - e questo è tanto per nominare i libri che conosco io.
Nell'ultimo letto, Crystal celebra la ricchezza e la diversità del lessico inglese, partendo da come impariamo e immagazziniamo le parole per arrivare a come ne plasmiamo di nuove, ne cambiamo il significato, ci divertiamo con esse. In effetti rende onore non all'accademia ma a chi AMA le parole senza che ci sia un perché e si fa esaltare dalla loro storia, dalle loro parentele o dallo scoprirne di nuove o bizzarre.
"Wordsmithery - or lexycology, as linguists call it - is a fascination that demands regular and repeated treatment" (La perizia nelle parole - o lessicologia, come la chiamano i linguisti - è una fascinazione che necessita di regolari e ripetute terapie). Come a dire - forse non serve a niente ma che bello, che bello, che bello...
Un libro così è quanto di più lontano si possa immaginare da un approccio "alla Crusca" - non c'è rigidità accademica, distanza voluta dal lettore, non c'è puzza sotto il naso. Non c'è condanna di ciò che alcuni considerano scorretto o degenerato, non ci sono ricette per "parlare bene".
Il libro è come se fosse una massiccia dose di ... piacere ...
E per chi non ne ha abbastanza, tutta la parte finale contiene suggerimenti per averne sempre di più, suggerendo come calcolare il "volume" del proprio lessico passivo e dove trovare (in siti e libri) altre notizie, altre ... dosi....
Non so cosa darei per trovare una controparte italiana, ma ho l'impressione che sia un'impresa non facile.
I libri degli accademici sono per accademici, interessanti forse ma spesso noiosi se non spocchiosi (oltre che costosi e in formati molto poco friendly.... ). Esiste forse qualche libro più divulgativo, scritto però da giornalisti più esperti nell'uso che nell'analisi approfondita.
Trovo che la bellezza di libri come questo sia che la divulgazione non è banalizzazione; nella sua comprensibilità e godibilità è percepibile la profondità dello studio che sta sotto e dell'insegnamento che se ne riceve.
Non ho mai visto David Crystal dal vivo, ma me lo immagino anziano signore inglese un po' sgarrupato, altrettanto a suo agio e "in sintonia" tra gli amici al pub, in famiglia o in mezzo a un gruppo di linguisti di spicco, con l'occhio vispo e l'orecchio teso a cogliere qualcosa in più-
Per concludere su una nota scanzonata e ... scatologica... mi piacerebbe sapere quale professore universitario italiano metterebbe in evidenza come sia la parola "science" che la parola "shit" abbiano la stessa origine. La radice indeuropea *skei- (dividere, separare) infatti è alla base della prima (nel senso di "separare una cosa da un'altra" - evidente anche in parole come "skill", scisma, coscienza...) ma anche della seconda (nel senso di "separare gli scarti dal corpo"). Bellino, no?
15:47:15 - Claudia - categoria: spunti  

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