Prendo spunto dalla frase di Lewis Carroll nel titolo, che è "quotation of the day", perché è quanto mai appropriata per quello che è successo in questi giorni dalle nostre parti.
Una famiglia di una certa importanza ad Erba è stata colpita da una tragedia di quelle che sicuramente segnano per sempre chi resta; una giovane donna, il suo bambino di 2 anni, la madre e una vicina di casa sono stati sgozzati per poi dare fuoco alla casa; il marito della vicina è stato pure accoltellato ma non è morto.
Colpevole? Fino a ieri mattina sicuramente il marito, un tunisino, pregiudicato per spaccio (benché la moglie lavorasse in una comunità e fosse di famiglia molto bene), uscito con l'indulto... uno con cui lei, secondo i vicini, non andava più d'accordo, uno che i genitori di lei avevano osteggiato duramente, una cattiva scelta, uno che "si sapeva che finiva male".
E già da ieri pomeriggio? Lui era in Tunisia da diversi giorni... Probabile colpevole? Per oggi qualcuno con un conto da saldare con lui.
Lui giura che non c'entrava niente con la storia per cui era stato arrestato, che non ha nemici, che amava la sua famiglia. Tutti gli altri ovviamente dicono e scrivono fiumi di parole su ipotesi contrarie (se non è l'esecutore o il mandante è comunque in qualche modo la causa). Fatto sta che ieri s'era già fatto il mostro e oggi è già diventato semmai un mostriciattolo... E domani? Chissà! Ha importanza?
E il giornale locale fa 6 pagine solo con quella notizia. E chissà quante copie in più vende. Fa il suo mestiere sì, uno che io non vorrei fare nemmeno dipinta se questo significa andare a scavare nel dolore e nel torbido delle persone.
Non critico i giornalisti per il loro dovere di cronaca, anche perché perderei non so quanti amici. Ma critico l'andazzo generale del seguire l'onda emotiva della gente, il suo qualunquismo, la pretesa di voler dare delle risposte prima che ancora ci siano le domande precise. Meno male già ieri il direttore nell'editoriale frenava ("stiamo attenti" diceva); a radio 24 stamane si cospargevano il capo di cenere... E pensarci davvero prima, in toto?
Siamo alle solite del resto. Il pazzo di Garzeno che la moglie l'ha sgozzata davvero per poi suicidarsi non ha bollato tutti gli abitanti del paesello (benché qualcosa di simile fosse già successo qualche anno fa sempre lì...). E invece ora i cittadini di Erba hanno paura, i cittadini stranieri di Erba si difendono... E anche di fronte all'evidenza che non c'è si affrettano conclusioni.
Quando ho sentito che non era stato lui sono stata contenta; perché un po' l'avevo pensato, come quando si scoprì che era stata Erika e non degli albanesi ad uccidere (lì ne ero quasi sicura). Ma non è che con questo dico che ho più simpatia per albanesi o nord-africani che per i garzenesi o i liguri... Ci sono molte cose che mi fanno paura delle condizioni da cui arrivano e in cui arrivano, del modo in cui alcuni si comportano, del modo che molti hanno di vedere la donna... Però un conto è percepire che non tutto va bene, che molti problemi ci sono, un conto è avere l'incasellamento pronto.
Ed ero anch'io un po' così una volta, forse a volte ho la tentazione di esserlo ancora, ma mi freno, ci penso, mi soffermo, aspetto. E mi ricordo anche qual è stata una delle persone che tra le altre mi ha fatto riflettere sugli stereotipi e su cosa ci stesse dietro - il Michele forse 17 anni fa, a Milano, in centro, davanti al Duomo (sono quelle discussioni che uno non si dimentica). E' stato capace di mettere alcuni miei commenti sui meridionali (sì, sì me ne vergogno) in una luce tutta diversa; da allora sono cambiata.
Sono cresciuta in una famiglia di donne generose e sinceramente cristiane (penso a mia nonna, mia mamma e una mia zia) ma che, ragazzi, non si sono mai lasciate scappare occasione per commenti del genere "Eh, si sa che..." (vengono a rubarci il lavoro, non hanno voglia di far niente, quello lì è simpatico anche se...) . Non è che sia proprio facilissimo formarsi una coscienza critica, per fortuna ci sono persone che aiutano, completamente diverse da quelle che su qualunquismi e stereotipi ci hanno fatto un partito.
Be', per concludere questo post lungo e in cui forse ho cercato di mettere troppe cose voglio dire che alla fine a me anche leggere
Eureka Street (che mi ha regalato V e che ho appena terminato) mi è servito un po' come quella discussione a Milano.
Ora aspetto un libro o una discussione che mi liberino dal pregiudizio verso quelli col SUV.