"Sai perché la maggior parte della gente si trascina in giro per il mondo senza provare meraviglia per tutte le cose che vede?" mi chiese.
Naturalmente non lo sapevo.
"Perché il mondo è diventato un'abitudine" rispose; poi (...) aggiunse: "Noi tutti impieghiamo anni e anni per abituarci al mondo. Basta osservare i bambini. Il mondo circostante li colpisce a tal punto che non credono ai loro occhi. E' per questo che continuano a puntare il dito a destra e sinistra, e a afre domande su qualsiasi cosa capiti loro di vedere. Per noi adulti è diverso. Abbiamo visto tutto tante volte che finiamo col dare la realtà per scontata":
J. Gaarder "L'enigma del solitario"
Ho dormito male stanotte, non so se per effetto del caffè alle 5 del pomeriggio o per l'eccitazione provocatami dal libro che la Carla mi ha regalato, che ho letto in meno di tre giorni e finito ieri sera verso mezzanotte.
Credo che ciò che mi ha tenuto più sveglia fosse il pensiero ricorrente della storia di Gaarder, in cui un ragazzino - abbandonato dalla madre anni prima e con un padre "filosofo" - legge un libro miniaturizzato e dal contenuto magico, un libricino che ha prima il sospetto e poi la certezza che sia stato scritto proprio per lui.
Giunta alla fine ho avuto la sensazione che questo libro, tutto, fosse invece stato scritto per me.
Qualche giorno fa, durante la follia di shopping natalizio che aveva assalito l'80% delle persone, ho notato al mercato un bambino in un passeggino, piegato in avanti ad appoggiarsi alla barra di protezione per guardare la gente, con uno sguardo così vivo e incuriosito, quasi stesse scansionando quei pazzi, che mi ha emozionato - e non sto esagerando.
Spero di non perdere mai la capacità di guardare il mondo con gli occhi di un bambino, foss'anche solo in fuggevoli momenti di tranquillità o vivacità dei sensi, come in questo periodo.
Ore 13.40. Sono in attesa al passaggio pedonale di piazza Vittoria per tornare a scuola dopo biciclettatina in centro. Vedo un cane, magro, scarmigliato e con uno strano fularino al collo, che attraversa di corsa il viale fregandosene bellamente delle macchine che sfrecciano; lo seguo con lo sguardo. Sotto le mura c'è un labrador al guinzaglio del padrone impegnato in una conversazione telefonica. Il cane magro l'ha visto prima di me e si avvia ad annusarlo. Si fanno un po' di moine ma il padrone del labrador lo strattona via. Allora il primo, vista la mal parata, si rigetta nel traffico. Sapienza dei cani!
Oggi ho fatto un fioretto verso me stessa. No no no non ve lo dico cosa, me lo tengo tutto per me. Se lo scrivo è per ricordarmene (io lo so eh) così che non mi venga la tentazione di non seguirlo....azz.... mi sta già venendo. Ma resisterò!!!!! :-) (tanto tipo la Ferdi lo so che avrà già capito)
Ore 5.26 a.m. mi sveglio. Potrei non guardare l'orologio, è sempre la stessa ora. Un cane abbaia istericamente. Sta abbaiando istericamente tutte le volte che mi sveglio a quell'ora. Mi chiedo perché cavolo abbai che non c'è in giro nessuno. Ma ai suoi padroni non dà fastidio? Sento un treno che passa in lontananza, mi immagino di essere su quel treno per vedere se mi riesco a riappisolare. Il cane ha smesso di abbaiare. Dopo mezz'ora rieccolo. Un treno passa in lontananza. UN TRENO PASSA IN LONTANANZA! Ecco perché il cane abbaia! Gli dà fastidio il treno. E pensare che c'è una città in mezzo tra la collina dove passa la ferrovia e quella dove siamo noi. E non abbaia alla macchina che si avvia, alla moto che parte, al camion della spazzatura, al rumore del cantiere. Forse per capire il perché delle cose e dei comportamenti bisogna solo stare più attenti.
Questo blog è vitale per me. E' il mio Olimpo.
Non me ne vogliano interisti e milanisti, non è un post calcistico questo, non ne avrei le competenze né l'interesse. No, è su qualcosa di cui chattavo con la Ferdi poco fa. Una caratteristica che ci accomuna - il tentativo di vedere i due aspetti contrastanti di un fatto, di una situazione o di una persona per volerne cogliere non solo quella che pare l'evidenza netta ma anche il suo opposto.
Potrei sprecarmi in esempi attuali, da quello che sta succedendo in val Susa ai rapporti che si instaurano a scuola a quelli interpersonali. Ma no.
Intendiamoci, non è che non abbia idee, detta così suona un po' come se fossi la classica banderuola. Provo sentimenti ben precisi, spesso fin troppo tali... ho una concezione del giusto e dello sbagliato, odio e amo. Però tanto spesso anche comprendo, o almeno tento.
A volte è una fregatura. Le budella si ritorcono ancora di più. Saper formulare giudizi e dare sapienti consigli sarebbe molto più rassicurante. Mi renderebbe la vita molto più semplice anche nel mio lavoro!
C'entra solo in parte ma mi ha colpito una frase del libro di Coe, una delle tante, che vorrei riportare:
(Claire ha fatto una lunga passeggiata in collina) "Perhaps I'm someone who only feels happy inside herself when she's halfway up a hill. It calmed me; cleared my head (...) Maybe I'm at a point in my life where i need that Olympian perspective. Maybe I lost my bearings so thoroughly (...)that I can only recover them by getting a sense of the bigger picture"
"Forse sono una persona che si sente felice solo quando è a metà di una collina. Mi ha calmato; mi ha schiarito le idee. Fose sono ad un punto nella vita in cui ho bisogno di una visione come dall'Olimpo. Forse ho perso la bussola così tanto da poter solo ritrovare la strada cercando di avere una visione d'insieme"
Be' in fondo, come i pezzi di un puzzle, di questo ho già scritto. Fa tutto parte di me. Di questo incasinatissimo me.
Normalità. Pantofole, felpa, tivvù, pranzetti, dolcini, libri, amore, pensieri, risate, passeggiate, musica. Che non significa non profondità, non originalità, non esercizio dell'intelletto, non intensità.
Ho tutto. Talvolta. Ma un piede sta qui, uno sta là. Il corpo è ridisegnato, la mia anima sta prendendo anch'essa una forma ma è guardinga, sempre con l'impressione di poter essere risucchiata via da un momento all'altro. E trema, trema tanto che a tratti sento un freddo terribile davvero, anche nel fisico. Fosse solo più forte e più paziente. Non pesta i piedi e non fa le scenate ma si adombra e diventa pesante, si scusa in continuazione eppure non si trattiene. Desidera. Anche rassicurazioni. Che non possono ancora venire. Lo sa.
Esistiamo, non possiamo ignorarci ma come ci incastreremo?
Riporto quanto ho scritto anche sul blog della scuola.
Il 21 marzo 2003 partecipavo ad un incontro promosso dall'Ufficio Scolastico della Lombardia presso l'Istituto Ciechi di Milano per la presentazione di un progetto chiamato Porte Aperte sul Web, progetto che si riprometteva di diffondere nelle scuole lombarde la cultura dell'
Accessibilità dei siti perché se ne applicassero i criteri nella produzione o revisione delle proprie pagine web. Si preannunciava una legge, la cosiddetta "
Legge Stanca" che presto avrebbe reso obbligatorio l'adeguamento dei siti delle pubbliche amministrazini a questi criteri.
Partecipai all'incontro pensando da una parte che il nostro sito, che tenevo da qualche anno, andasse tutto sommato bene, dall'altra aspettandomi che qualsiasi bella idea ricevuta lì sarebbe stata di difficile applicazione pratica, come spesso succede quando si partecipa a corsi o progetti d'aggiornamento. Mi sbagliavo! Quell'incontro mi ha cambiato la vita e non sto esagerando.
La cosa particolare che notai subito fu che non si parlò di filosofie, di soluzioni perfette, di alunni ideali, di scuole o di siti modello; si parlò di difficoltà concrete ad utilizzare i siti da parte di alcune categorie d'utenti, così come di piccole cose che, se cambiate, potevano
cominciare a rendere l'accesso ai nostri siti più semplice a tutti, non solo a chi fosse portatore di una disabilità. Certo mi spaventava l'aver sentito quanto Front Page (il programma che usavo) fosse inadeguato alla produzione di siti leggeri e conformi agli standard. Solo il sentir parlare di "scrivere in html" mi faceva venire l'orticaria. Non avevo nemmeno la più pallida idea di cosa volesse dire "mettere l'alt alle immagini". Ma uscii comunque con un senso di tranquillità e voglia di
iniziare a fare qualcosa, e fu soprattutto grazie all'intervento quel giorno di
Laura Fiorini, il portentoso motore dietro il progetto.
Da allora di strada ne ho percorsa davvero tanta. Ho iniziato con una prima pulitura del codice del nostro sito a Pasqua 2003 e con l'aggiunta.... dell'alt alle immagini. Ho proseguito con la totale emancipazione da Front Page nell'estate 2003, con il rifacimento totale del sito usando html e fogli di stile, con l'aiuto (ragionato) del programma Dreamweaver. Poi c'è stato il passaggio ad
xhtml strict, il layout a due colonne, e l'apporto continuo di piccole migliorie che non hanno reso perfetto il nostro sito, ma sicuramente più leggero da caricare, più piacevole graficamente, meglio navigabile, più usabile, e soprattutto più accessibile. Senza dimenticarsi dell'ultima conquista, questo blog.
Ma non avrei potuto fare nulla se dietro non ci fossero stati i partecipanti al progetto; non sono cresciuta solo tecnicamente (che di per sé sarebbe poca cosa) ma ho anche trovato degli amici stupendi e tante, tante persone disposte ad aiutare nel bisogno e raramente imbarazzate nel chiedere.
Abbiamo cominciato con una mailing-list che è ancora più che vivace e conta ormai centinaia di iscritti. Si è continuato, grazie agli indomiti sforzi di Alberto Ardizzone, col sito di
PASW, poi il
wiki (esperimento di scrittura collettiva di un manuale per la produzione di siti di qualità) e infine il
blog.
E' nata un'associazione no-profit,
Matite nel Web, per la promozione di corsi nelle scuole a prezzi davvero accessibili, al contrario di quelli offerti da privati. Venerdì c'è stata la premiazione del
concorso "siti di qualità" che ha visto più di 130 scuole partecipanti e una cinquantina di premiati.
In questi due anni e mezzo ci sono stati anche convegni dove sono stati invitati grandi esperti e vere e proprie personalità, rappresentanti del W3C, dell'IWA, dell'OTE, e molti di queste personalità continuano a partecipare attivamente nella nostra lista.
Tutto, e dico tutto, con una logica non solo di collaborazione ma soprattutto di condivisione, perché chiunque possa accedere liberamente ai contenuti, ai manuali, ai tutorial ....
Sempre più scuole lombarde (e non solo) si sono avviate nel percorso, c'è chi è ancora ai blocchi di partenza, chi è un più avanti ma molto più avanti vuole andare. Siamo nell'ambito di grandi numeri anche per un progetto di portata regionale..... E il tutto con un costo irrisorio per l'Ufficio Scolastico della Lombardia.
Che ora pare voglia chiudere il progetto.
Citerò innanzitutto due interventi in ML:
Alessandro dice:
"(E') innegabile che
- "Porte Aperte" sia stato il primo Progetto del suo genere a livello
Nazionale, anticipatore persino della legge "Stanca";
- abbia portato una ventata d'entusiasmo e di sana dedizione al lavoro che
da tempi immemorabili non avevamo più vissuto;
- abbia generato e continui a generare rinnovamenti, rifacimenti, nuove
entrate nel mondo dei siti web scolastici;
- abbia amministrato con saggezza le modeste risorse interne;
- abbia fatto risparmiare alle nostre scuole una montagna di euro."
Gianni invece dice :
"voglio invece rimarcare il notevole ?peso istituzionale? del progetto:
? Avanzato. Abbiamo seguito o addirittura preceduto una legge importante dello Stato, la legge Stanca, quando spesso si rimprovera la scuola di eccessiva inerzia .
? Efficace. Tante, davvero tante sono state le scuole della regione e non che hanno prodotto lavori di qualità assoluta. E? facile verificarlo.
? Efficiente. Da quel poco che ho capito il nostro progetto non costa molto e si basa soprattutto sull?entusiasmo di chi con passione lo porta avanti e non posso fare a meno di ringraziare per questo soprattutto Laura Fiorini, Alberto Ardizzone e Demetrio Caccamo.
? Eticamente rilevante. Il nostro progetto, è stato più volte indicato meglio di quanto possa fare io, è soprattutto un?operazione culturale di sensibilizzazione dell?istituzione scolastica nei confronti di chi è diversamente abile.
? Di assoluto valore tecnico. Vorrei ricordare a tutti che riusciamo a misurarci anche con i migliori professionisti del web.
Tutto quello che è stato fatto è davanti agli occhi di, e utilizzabile da, chiunque voglia guardare, e la collaborazione tra tutti noi non potrà chiudersi.
Ma perché abbiamo bisogno dell'USR se il progetto è andato avanti con pochi soldi e soprattutto davvero "dal basso"? Perché, come dice
Mario, siamo scuola a scuola dobbiamo rimanere. Non c'è logica di profitto o di auto-promozione sterile, c'è solo una logica di diffusione di cultura e, come tale, è doveroso restare sotto un cappello istituzionale adeguato.
Se l'USR deciderà di proseguire nel suo intento ci perderemo un po' tutti. Sarebbe bello capire chi ci guadagnerà....