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Tue 11 October 05
Carpe Diem?
Ieri ho scritto cose fondamentalmente leggere ed egocentriche anche se l'animo era un po' pesante a causa dell'ennesima tragedia che ha colpito una mia alunna.
Dopo una notte agitata però vorrei fare qualche riflessione, anche perché si innesta in discorsi fatti in questi giorni anche prima di sapere di questo fatto.
Quando muore una mamma di 39 anni per una incredibile disgrazia ci si rende conto che siamo davvero qui attaccati ad un filo.
Qualcuno dice "Poveretta" - intendendo la persona morta. E' vero? Chi soffre è chi sta qui, non chi se n'è andato. Chi non c'è più o è andato a star meglio o semplicemente non è più, non gli è più applicabile l'umano concetto di "sofferenza". Qualcuno dice "Aveva ancora così tante cose da fare". E' vero, ma che differenza fa per lei/lui? Quando è morta la sorella di una mia compagna tantissimi anni fa mia mamma ha commentato "Non si era neanche laureata!". Be' , intendeva che i suoi non avevano avuto neanche quella soddisfazione, ma mi pare ben poca cosa per chi perde una figlia e assolutamente insignificante per la persona stessa.
Qualcuno dice "Se soltanto..."; se soltanto non fosse salita sull'elicottero, se soltanto quel cazzo di filo non fosse stato lì, se soltanto le fosse venuto il raffreddore alla mattina.... E' vero, ma del senno di poi....E se fosse stato così nessuno avrebbe detto "Ah, che fortuna, non è morta cadendo con l'elicottero".
Qualcuno dice "carpe diem" e cioè "cogli quest'attimo, godi come puoi quello che stai vivendo ora, del futuro non vi è certezza". E' vero, sì ma anche questo in fondo che differenza fa? Cioè, è vero che certe volte siamo talmente presi a programmare o ad aspettare con ansia o a farci menate per ciò che verrà o vorremmo venisse che non ci rendiamo conto del bello che abbiamo ora, ma non possiamo certo pretendere di vivere come se ogni giorno o momento fosse l'ultimo, per prima cosa perché questo ingenererebbe un'angoscia faustiana per ogni minuto che scorre - lo vedo io quando è l'ultimo giorno di vacanza - e poi perché certi momenti fanno davvero schifo - tipo mentre sto interrogando o correggendo - sputerei in un occhio a chi mi dicesse di godermelo che è l'ultimo che sto vivendo.
Credo che sia umano e vitale da una parte pensare al futuro non solo come possibile ma anche come probabile, dall'altra cercare di fare "fruttare" quello che si ha in modo da avere sia momenti di soddisfazione e felicità sia le risorse per affrontare gli eventi inattesi.
Qualcuno si considera "pronto", qualcuno no, ma alla fin fine che differenza fa davvero? La vera differenza è per chi resta, per chi vive questa prova con maggiore o minore serenità, con maggiore o minore senso di perdita.
Io di per me continuerò ad avere paura di morire, a fare progetti, ad avere momenti di grande pigrizia, a cercare di non perdere troppo il mio tempo e a non sapere bene cosa dire o cosa fare quando succedono cose di questo genere.
18:29:42 -
Claudia -
categoria:
riflessioni
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