Autobiographic memory

Ho una memoria autobiografica spiccata, a detta di qualcuno decisamente fuori dalla norma, anzi addirittura folle… Cosa significa? Significa che in qualunque momento nel mio flusso di coscienza, vedendo una foto o un oggetto, rivisitando un luogo o riascoltando un brano, può apparire un’immagine, o un dialogo, o un sentimento dal passato. E quell’immagine, o quel dialogo, o quel sentimento spesso è associato a una data, il che scatena automaticamente un calcolo del tempo trascorso (e devo ammettere che questo aspetto può davvero risultare un po’ folle…). E quell’immagine, o quel sentimento, o quel dialogo spesso si traduce in un racconto interiore che certe volte avrei tantissima voglia di esternare; questo però non sempre è possibile e non sempre è apprezzato. Poi ci sono i buchi neri, quelli lasciati da chi è sparito, che talvolta rendono doloroso anche il racconto interiore. Non è sempre facile avere una spiccata memoria autobiografica…

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I have a distinct autobiographical memory, which some say is decidedly out of the ordinary, even bordering on crazy… What does this mean? It means that at any moment, upon seeing a photo or an object, revisiting a place or listening to a song, there can be an image, or a conversation, or a feeling from the past that pops up in my stream of consciousness. And that image, or that conversation, or that feeling is often associated with a date, triggering an automatic calculation of the time that has passed (and I must admit that this aspect can truly seem a bit crazy…). And that image, or that feeling, or that conversation often translates into an inner narrative that sometimes I have a strong desire to express outwardly; however, this isn’t always possible or appreciated. Then there are the black holes, left by those who have disappeared, which sometimes make the inner narrative painful as well. It’s not always easy to have a distinct autobiographical memory…