From On Confinement – The School of Life
“(…) A walk is the smallest sort of journey we can ever undertake. It stands in relation to a typical holiday as a bonsai tree does to a forest. But even if it is only an eight minute interlude around the block or a few moments in a nearby park, a walk is already a journey in which many of the grander themes of travel are present.
We might, on such a walk, catch sight of a flower. It is extremely rare properly to delight in flowers when one can at any point take off to another continent. There are so many larger, grander things to be concerned about than these small delicately-sculpted fragile manifestations of nature. However, it is rare to be left entirely indifferent by flowers when the world has narrowed dramatically and there is global sadness in the air. Flowers no longer seem like a petty distraction from a mighty destiny, no longer an insult to ambition, but a genuine pleasure amidst a litany of troubles, an invitation to bracket anxieties, a small resting place for hope in a sea of difficulties.
Or we might, on a local walk, spot a small animal: a duck or a hedgehog. Its life goes on utterly oblivious to ours. It is entirely devoted to its own purposes. The habits of its species have not changed for centuries. We may be looking intently at it but it feels not the slightest curiosity about who we are; from its point of view, we are absorbed into the immense blankness of unknowable, incomprehensible things. A duck will take a piece of bread as gladly from a criminal as from a high-court judge; from a billionaire as from a bankrupt felon; our individuality is suspended and, on certain days, that may be an enormous relief. (…)”
“(…) Una passeggiata è il più piccolo tipo di viaggio che possiamo intraprendere. Sta in relazione con una vacanza tipica come un bonsai ad una foresta. Ma anche se è solo un interludio di 8 minuti intorno al quartiere, una passeggiata è già un viaggio nel quale sono presenti molti dei più grandiosi temi del viaggiare.
Potremmo, in questa passeggiata, adocchiare un fiore. E’ estremamente raro che ci deliziamo davvero di un fiore quando sappiamo di poter decollare verso un altro continente. Ci sono così tante cose più grandi e più importanti di queste piccole, fragili manifestazioni della natura, così delicatamente scolpite. Tuttavia, è raro restare totalmente indifferenti ad un fiore quando il mondo ci si è ristretto così radicalmente e c’è una tristezza globale nell’aria. I fiori non sembrano più un’insignificante distrazione, un insulto all’ambizione, bensì diventano piacere genuino in mezzo ad una litania di guai, un invito a contenere le ansie, un piccolo luogo di riposo in un mare di difficoltà.
Oppure durante questa passeggiata potremmo vedere un piccolo animale, un’anatra o un porcospino, che continua la sua vita totalmente ignaro della nostra e dedicandosi totalmente solo ai suoi scopi. Le abitudini di ogni altra specie non cambiano da secoli. Potremmo star guardandolo intentamente senza che ad esso venga la benché minima curiosità nei nostri confronti; dal suo punto di vista noi siamo assorbiti nell’assoluta vacuità delle cose non conoscibili, incomprensibili. Un’anatra accetterà un pezzo di pane da un criminale incallito come da un giudice della più alta corte, da un miliardario come da uno in bancarotta. La nostra individualità viene sospesa e questo può essere di enorme sollievo. (…)”