Nell'ambito di una trasmissione radiofonica, dedicata normalmente alla gastronomia, questa mattina sentivo di un progetto messo in atto dall'università di Bologna,
Last Minute Market, per rendere possibile il recupero di merci invendute che hanno perso il proprio valore commerciale ma possono essere ancora consumate. Cibo che verrebbe, per esempio, gettato dagli ipermercati perché vicino alla data di scadenza o in confezioni danneggiate, ma che è ancora perfettamente commestibile, viene immediatamente recuperato e utilizzato in enti caritativi di assistenza.
Lodevolissima iniziativa, qualcosa da estendere senza questione, su cui ci sarebbe da informare sì ma non certo da discutere.
Mi ha colpito il discorso di un direttore di ipermercato che ha aderito. Tanto di cappello naturalmente. Però, la sua "giustificazione" è partita dal piccolo risparmio fiscale ottenuto ed è continuata descrivendo il minore impatto di rifiuti sull'ambiente. Ha precisato poi che l'impiegato che si occupa di questo si "ripaga" coi risparmi suddetti. Ah! E alla fine ha aggiunto che, in effetti, forse non va trascurato l'impatto sociale positivo...
Non è l'immoralità del gettare tonnellate di cibo "invendibile" che può convincere un imprenditore a fare qualcosa in proposito. Uno sguardo a quanti sono quelli che hanno aderito e si capisce che forse questo è proprio un mondo al contrario.