"Sai perché la maggior parte della gente si trascina in giro per il mondo senza provare meraviglia per tutte le cose che vede?" mi chiese.
Naturalmente non lo sapevo.
"Perché il mondo è diventato un'abitudine" rispose; poi (...) aggiunse: "Noi tutti impieghiamo anni e anni per abituarci al mondo. Basta osservare i bambini. Il mondo circostante li colpisce a tal punto che non credono ai loro occhi. E' per questo che continuano a puntare il dito a destra e sinistra, e a afre domande su qualsiasi cosa capiti loro di vedere. Per noi adulti è diverso. Abbiamo visto tutto tante volte che finiamo col dare la realtà per scontata":
J. Gaarder "L'enigma del solitario"
Ho dormito male stanotte, non so se per effetto del caffè alle 5 del pomeriggio o per l'eccitazione provocatami dal libro che la Carla mi ha regalato, che ho letto in meno di tre giorni e finito ieri sera verso mezzanotte.
Credo che ciò che mi ha tenuto più sveglia fosse il pensiero ricorrente della storia di Gaarder, in cui un ragazzino - abbandonato dalla madre anni prima e con un padre "filosofo" - legge un libro miniaturizzato e dal contenuto magico, un libricino che ha prima il sospetto e poi la certezza che sia stato scritto proprio per lui.
Giunta alla fine ho avuto la sensazione che questo libro, tutto, fosse invece stato scritto per me.
Qualche giorno fa, durante la follia di shopping natalizio che aveva assalito l'80% delle persone, ho notato al mercato un bambino in un passeggino, piegato in avanti ad appoggiarsi alla barra di protezione per guardare la gente, con uno sguardo così vivo e incuriosito, quasi stesse scansionando quei pazzi, che mi ha emozionato - e non sto esagerando.
Spero di non perdere mai la capacità di guardare il mondo con gli occhi di un bambino, foss'anche solo in fuggevoli momenti di tranquillità o vivacità dei sensi, come in questo periodo.