Giovedì scorso gran botta di vita. Sono andata a Milano prima a fare un paio di commissioni (leggasi spese) e poi a vedere il concerto degli Strawbs al Dal Verme, alle 18.30 . L'orario inconsueto ma apprezzabilissimo mi ha consentito di andare e tornare in treno e di arrivare a casa ad un'ora consona con l'orario da galline in cui generalmente vado a letto. Sono anche riuscita a vedere l'Alfredo dopo un sacco di anni, e questo ha aggiunto al piacere della musica.
Il gruppo degli Strawbs si forma nell'ambito del folk-rock inglese della metà degli anni '60, sempre però sperimentando e mescolando vari generi, tra la ballate acustiche, schitarrate rock e organi prog, con passaggi tra il mistico e lo psichedelico. Molto inglesi, molto anni '70, in effetti. E in effetti è alla fine degli anni '70 che si sciolgono, salvo ritrovarsi un paio di decenni dopo a riproporre in versione acustica o elettrica sia i vecchi brani che qualche canzone nuova ad un pubblico rimasto affezionato.
Questa dei dinosauri che continuano a suonare potrebbe sembrare un'operazione commerciale; sicuramente per loro lo è anche (sempre meglio che lavorare :-D ), ma io sarò tonta eppure mi emoziono sempre. Lasciando da parte qualche imprecisione nella voce e negli assoli, si percepisce ancora una passione, e forse soprattutto un credere a quello che si fa e si DICE con la musica, che non paiono assopirsi sotto le rughe, gli occhiali e i capelli più o meno folti o bianchi, e che contribuiscono al mio entusiasmo quasi quanto la rispondenza della musica con i miei gusti.
L'unica sofferenza del concerto è stata quella di non poter ballare con le braccia alzate modello
JCSS e cantare a squarciagola, cosa che faccio nella solitudine della mia casetta.
Sarà l'anima hippie che Ciccio ha così ben riconosciuto in me fin dalla foto di quando avevo 10 anni...