Coerentemente con la mia insanabile curiosità di capire come funziona qualsiasi cosa, da un po' di tempo sto cercando di afferrare anche come funziono io, in particolar modo per ciò che mi stimola e per ciò che mi fa apprendere.
Per strano che sia, il libro che mi sono messa a leggere sabato - interrompendo addirittura la lettura dell'ultimo romanzo di Lodge (che adoro) - mi ha dato un paio di spunti notevoli.
Si tratta de
L'Umanista Informatico di Fabio Brivio (il cui blog è peraltro linkato qui a fianco). Il libro è rivolto a chi, pur non essendo specialista del web o di informatica, vuole saperne a sufficienza per poter capire alcune potenzialità dei linguaggi su cui il web è costruito - xml, html, css, sql, php... - in modo da poterli eventualmente utilizzare come veicolo efficace di contenuti - che è quello che dovrebbe poi davvero interessare ad un "umanista". Io, che proprio non ho il tempo o la forza di affondarmi nei manuali di php o mysql (capendoci un decimo e ritenendone un centesimo) o di rileggere il malloppo sui css, mi sto invece letteralmente bevendo questo.
Utile e affascinante dunque, ma cosa c'entra col come funziona il mio cervello?
Be' ieri, mentre V come al solito dormiva (del resto non è colpa sua se talvolta alla domenica mi sveglio presto in preda alla voglia di leggere), mi veniva voglia di urlare "Ah! Bellooooo! Ho capito, ho capito!!!" . Leggevo di com'è strutturato l'xml, qualcosa di cui già in parte sapevo, non essendo dissimile dal'html, e quando si è parlato di struttura ad albero ho avuto la mia "epifania".
La mia mente funziona proprio come un albero. Io ho bisogno di seguire un discorso nella sua logica lineare, ho bisogno di partire da un saldo tronco ben piantato in ciò che conosco e poi di muovermi man mano di ramo in ramo prima di potere (se riesco) arrivare al rametto più fine e poi alle foglie. Difettando gravemente in memoria, ho bisogno di poter ricostruire il percorso e per capire lo devo prima di tutto poter tracciare.
Come per un albero poi, la direzione che un ramo "figlio" prende non è univoca e non è sola, per questo mi affascina tutto ciò che è legame interdisciplinare, tutto ciò che è unione nella diversità, la simmetria dell'asimmetrico.
Ma quello che alla fine mi ha fatto svegliare il povero V è stata l'idea che forse questa può essere una ragione del perché gli alberi mi hanno sempre affascinato così tanto nella loro forma. Quando andavo a scuola di disegno (in seconda media), l'unica cosa che ero in grado di riprodurre erano dei tronchi o anche solo dei rami spogli. V mi prende in giro perché nelle mie foto di paesaggio se è possibile ho sempre un ramoscello in primo piano... Che abbia trovato la spiegazione?