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Wed 02 May 07
Elogio della lentezza
Qualche giorno fa ascoltavo alla radio una vecchia trasmissione registrata da un medico - ora morto - in merito al suo essersi ammalato di cancro. Pur sottoposto a chemioterapia con tutte le sofferenze del caso, paradossalmente ringraziava dio di avergli donato questa seconda esistenza, in cui ogni sensazione era amplificata, ogni momento goduto al massimo, perfino quelli più intollerabili. Paragonava la sua vita di prima ad un viaggio su un treno ad alta velocità e quella di allora ad un viaggio in calesse.
Periodicamente arrivano e-mail che ci ricordano di vivere come se fosse l'ultimo giorno, intimando di tirare fuori il vestito più bello, di telefonare a tutti gli amici e così via. Questi un po' mi infastidiscono perché banali, scontati, inapplicabili (e le catene comunque sono sempre una roba brutta).
Ma questa trasmissione era diversa, forse perché non pretendeva di insegnare o non augurava la stessa sorte, ma certo faceva capire come ognuno di noi possa imparare a trovare momenti in cui vivere lentamente.
Io sto vivendo tutt'altro che piano ultimamente, peggio che mai. Non riesco mai a fare tutto quello che mi prefiggo, e chi mi sta intorno non è messo meglio. Eppure l'altro giorno mentre mi spingevo su per via Pannilani in bici ribadivo a me stessa che bello che è non prendere la macchina ogni tanto. Che bello che è vedere i colori delle piante ai margini delle strade o dei fiori, sentire i profumi della primavera, guardare le case, poter leggere gli annunci delle case esposti (non per me eh, per gli amici). E che bello arrivare in cima senza scendere dalla bici con un gran mal di cu*o ma una soddisfazione immensa.
Non è la prima volta, e so che ne ho già scritto. Ma è bello lo stesso. E bisogna ricordarlo e ricordarselo.
17:48:04 -
Claudia -
categoria:
riflessioni
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