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Tue 18 July 06
I love (my ho)u(se)
Dopo un bellissimo week-end da V (che spiega in parte il silenzio di questi giorni), ieri mi sono decisa, dopo tanto tergiversare, a ribaltare la cabina armadio e pulire ben bene. E mi sono ritrovata alla fine grandemente soddisfatta. Tutto più in ordine, meglio visibile o almeno raggiungibile, con spazio acquistato tale da riuscire perfino a levarsi dai piedi l'aspirapolvere che "gironzolava" nella stanza grande.
Sarò scema eh, però son cose che mi danno una graaaande gioia, come temo sia già trapelato da altri post. Clic, luce accesa, e lì a guardare, in ammirazione, per 5 miunti. Clic, luce spenta. Clic, luce accesa e lì a guardare per qualche minuto ancora.
Forse non bisognerebbe affezionarsi così alle cose materiali, di cui la casa è l'esempio principe. E' una catena che impedisce di prendere alcune decisioni che chi ha meno, o vi è meno attaccato, prende più facilmente. Però l'è inscì. Io amo a mia casa e la amo tanto di più quanto riesco a renderla sempre più bella e funzionale.
Alla prossima miglioria!
18:35:43 -
Claudia -
categoria:
diario
Finding Neverland
Ieri sera finalmente sono riuscita a vedere Finding Neverland in televisione. Parla (per chi non l'avesse visto) della genesi di "Peter Pan", ispirato dalll'incontro tra l'autore, James Barrie, e una vedova con 4 figli maschi, uno dei quali, Peter, sembra cresciuto più precocemente degli altri a seguito della morte del padre; è quello dei 4 che vede la realtà con maggiore disincanto, che non ama usare l'immaginazione, che ha paura di essere ancora preso in giro dalla vita. Barrie, con un matrimonio ormai in crisi, incomincia a frequentare la famiglia sempre più spesso, facendo giocare i bambini, cercando di aiutare la vedova e fregandosene delle critiche dei benpensanti nella Londra edoardiana. Alla fine del film, dopo la morte prematura della giovane donna, tutti saranno convertiti - perfino la nonna dei bambini che aveva cercato di allontanare Barrie dalla sua famiglia. Così la lacrimuccia finale è un po' d'obbligo e si accompagna quelle di Peter che finalmente riesce a piangere la morte dei genitori e nello stesso tempo a sfogarsi, iniziando pure lui a scrivere.
C'è commozione, idealismo, speranza.
Il personaggio di Peter Pan forse assomiglia più al suo autore che al bambino da cui prende il nome; ma l'omonimia accompagnerà quest'ultimo fino alla sua morte, ossessionandolo (questo nel film ovviamente non si vede...) fino a portarlo all'alcolismo e al suicidio. Per aggiungere danno alle beffe, alla morte di Barrie, i 2 fratelli rimasti (gli altri 2 muoiono in circostanze tragiche, uno in guerra e uno pure suicida) non vedranno nemmeno l'ombra dell'eredità dell'uomo che li aveva infine adottati.
E' sempre un po' un anti-climax leggere l'epilogo di una storia vera così ben rappresentata in film. Si perde la poesia, viene anche un po' di tristezza. Ma per me è inevitabile, curiosa come sono. Vuol dire forse che l'isola che non c'è davvero non c'è?
18:22:52 -
Claudia -
categoria:
spunti
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